13 febbraio 2005
 

Eleonora Duse, lombarda?
 

Eleonora Duse sepolta nel cimitero di Sant’Anna ad Asolo, la cittadina veneta dove aveva scelto di trascorrere gli ultimi anni della sua esistenza. Era nata a Vigevano, provincia di Pavia, il 3 ottobre 1858, secondo alcuni in un vagone ferroviario, secondo altri in una stanza dell’albergo Il Cannone d’Oro. Era figlia di teatranti di Chioggia abituati a girovagare proprio per il genere di attività che svolgevano e questo destino di attrice errante con le radici nel mare e nell’infinito del suo orizzonte le resterà addosso per sempre. Figlia d’arte cominciò a calcare le scene da bambina: Si ricorda il personaggio di Cosetta dei “Miserabili” di Victor Hugo.

La sua carriera inizia presto  e quando conosce Sarah Bernhardt ha già recitato come la Giulietta di Shakespeare, Elettra dell’Oreste dell’Alfieri e come Thèrese Raquin di Emile Zola. La sua rappresentazione dell’angoscia non è mai apparsa tanto efficace. Si aggrega alla compagnia di Cesare Rossi. Il successo della Bernhardt la convince ad attingere alle opere dei drammaturghi francesi interpretando soprattutto i protagonisti di Dumas. Nel 1885 è in tournèe in Sud America e al suo ritorno fonda la sua Compagnia Drammatica della città di Roma e riprende a recitare in tutti i maggiori teatri d’Europa spingendosi anche negli Stati Uniti nel 1893, 1896 e 1902.

Idolatrata ovunque ebbe una vita amorosa molto complicata. Nel 1881 si sposò con un compagno di teatro, Tebaldo Checchi da cui ebbe una figlia, Enrichetta, ma da cui si separò ben presto. Alla relazione con Arrigo Boito seguì quella travagliatissima con il “sommo vate” Gabriele d’Annunzio.

La sua fede in lui era illimitata e il culto della bellezza dette un’altra dimensione alla sua recitazione. Si dice addirittura che quando recitava i suoi personaggi emanasse una luce radiosa. D’Annunzio narrò pure la storia del loro amore nel romanzo “Il Fuoco” pubblicato nel 1900.

La Duse trovò in Ibsen la fonte della propria espressione e non si stancò mai della Nora della “Casa di Bambola”. La critica scrisse che la Duse interpretava ciò che c’era tra le righe ovvero la transizione e che aggiungeva una motivazione psicologica ai personaggi quando mancava nel copione. Era diversa a seconda dei ruoli in contrasto con la Bernhardt che non cercava di celare la propria personalità. Il drammaturgo e critico irlandese George Bernard Shaw, l’autore di “Pigmalione” e “La professione della signora Warren”, fu attratto dalla molteplicità delle sue interpretazioni e dai suoi movimenti : il tremore delle labbra svelava ciò che le passava per la mente e le mani avevano un loro linguaggio; il modo di camminare si adeguava alle parti così come il colore del viso.

La Duse abbandonò le scene nel 1909 per motivi di salute. Durante la Prima guerra mondiale ebbe un tracollo economico che nel 1921 la riportò in scena anche se la condizione fisica interferì poco con le sue indiscusse capacità interpretative.

Nel 1923 recitò a Londra e a Vienna prima di partire per gli Stati Uniti per quella che aveva dichiarato essere la sua ultima fatica di attrice. Salpò dal porto di Southampton nel Regno Unito a bordo della nave Olympic che attraccò a New York il 16 ottobre 1923. Era accompagnata dalle amiche Maria Avogadro e Desirèe Wertheimstein. Il programma della trasferta era impegnativo in quanto prevedeva spettacoli in trenta città diverse. Era l’ultimo tour prima del ritiro definitivo nella campagna veneta , nella casa Miller-Morrison di Asolo che aveva in mente di affittare. Nonostante la salute cagionevole cominciò ad esibirsi al Metropolitan Opera di New York. Il 21 aprile 1924 quasi al termine delle sue rappresentazioni recitò alla Syrian Mosque di Pittsburgh. Interpretazione fantastica, ma quasi svenne sul palcoscenico. Contrasse la febbre che si tramutò in coma il Venerdì santo. La mattina di Pasqua chiese di vedere i suoi attori e il giorno dopo morì. Albergo Schenley di Pittsburgh, dove avevano soggiornato sia Enrico Caruso sia Sarah Bernhardt. La salma fu esposta per sei giorni prima di essere trasportata a New York ed imbarcata sulla nave Duilio per il ritorno in patria. Morì così come era nata, in transito, lasciando una traccia indelebile nel mondo del teatro accanto a Ellen Terry e Sarah Bernhardt._