29 settembre 2006
Le Havre, Normandia, Francia settentrionale
Le Havre è una
città della Normandia che affaccia sul canale della Manica. Conta
190.000 abitanti e fu quasi completamente distrutta nello sbarco alleato
durante la Seconda guerra mondiale.
La ricostruzione è legata all’architetto Auguste Perret che ha ricreato
il centro città a pianta ortogonale utilizzando un concetto innovativo
basato sull’utilizzo del cemento armato. E’ il primo nucleo urbano del
Ventesimo secolo protetto dall’UNESCO. Le Havre è oggi il secondo porto
della Francia dopo Marsiglia con cantieri navali e bacini di carenaggio
estesissimi da cui partono sia navi cargo che passeggeri.
Durante gli anni della Grande migrazione dall’Italia verso gli Stati
Uniti questo fu il porto principale utilizzato dagli italiani del nord,
soprattutto dai lombardi. Nel 1913, delle 700.00 persone transitate da
questo porto circa 150.00 erano dirette in Nord America. Il rituale dei
lombardi prevedeva la partenza dalla stazione centrale di Milano verso
Bardonecchia, il traforo del Frejus fino a Modane e poi Parigi - Gare St.
Lazare Le Havre. Un percorso di un migliaio di chilometri.
La ricerca delle liste passeggeri dei migranti italiani arrivati a New
York tra il1880 e il 1920 mostra la potenza della marina francese che
era passata più rapidamente dalle barche a vela a quelle a vapore e
aveva commercializzato le proprie rotte in maniera eccellente.
Nonostante il lungo viaggio in treno la traversata da Le Havre poteva
essere di soli sette giorni.
Le liste
snocciolano nomi dopo nomi
Giovanni Cucco
anni 17 Italia del nord Cuggiono arrivato il 6 maggio 1907 con la Savoie.
Giuseppe Colombo
anni 27 Italia del nord Cuggiono arrivato 15 dicembre 1902 con La
Touraine.
Louis Moroni
Italia del Nord arrivato il 16 ottobre 1880 con il Labrador.
Battista
Calcaterra Italia del Nord arrivato il 16 gennaio 1881 con la Gascogne.
Gaetano Bresci
arrivato a Le Havre da New York il 28 maggio 1900 con la Gascogne.
L’elenco è
infinito.
Ho ripercorso in treno il tragitto storico. Ho cercato di rivivere delle
emozioni, ma soprattutto ho immaginato la lentezza dei mezzi e l’ansia
che accompagna l’andare verso l’ignoto. Viaggio verso il nuovo,comunque,
perché la vita presente non lasciava scampo. Gare St. Lazare a Parigi.
Il tempo non torna indietro. Inutile cercare le mie facce. In fretta
fuori dalla Parigi straripante e finalmente dopo Rouen la pace della
campagna, dolce e palpitante, delle pecore disperse a brucare e delle
vacche Charolais che sembrano perse nella pace dei prati verdi tra basse
colline colorate. Difficile riandare allo sbarco in Normandia. Tutto
così lontano. Le Havre. Città moderna. Me l’aspettavo. Grande. Nuova e
quasi insipida. Strade larghe. Ufficio del turismo che non sa niente
delle migrazioni. Sì, un museo chiuso sulle navi, che riapre nel 2009,
forse. In biblioteca, l’esperto di storia raccomandato ha cercato la
soluzione in Internet. Solita amnesia storica spiegabile forse dal fatto
che i migranti sono transitati soltanto e i francesi non partivano più.
Verso il mare. "E già sentiva in faccia l’odore d’olio e mare che fa Le
Havre e già sentiva in bocca l’odore della polvere della mina". Amerigo
di Francesco Guccini. Cielo terso e brezza dolce.
I fantasmi a rincorrersi sulla spiaggia sassosa, bianca, deserta nel
mattino sognato. Pensieri.
Orizzonte, Oceano di fronte, lo stesso orizzonte che aveva incantato e
impaurito tanta nostra gente. Li ho visti, ho sentito le loro voci di
speranza e di paura, gioia e dolore. C’era anche Rosa.
Con i suoi begli occhi scuri e il fazzoletto legato al collo con una
spilla da balia. French Lines. L’associazione dei transatlantici
francesi vuole ridare prestigio alle compagnie marittime francesi e a
tale scopo ha raccolto documenti, foto, filmati oggetti che narrano la
storia di queste navi legate anche al trasporto passeggeri oltreoceano.
Peccato che non si sappia bene dove e quando riapriranno la sede che
avevano vicino ai Dock Flottant che sono comunque chiusi al pubblico.
Niente di male. Si vuole soltanto mettere in evidenza la difficoltà del
ricercatore nel reperire documenti. Niente di più. Ci sono liste
passeggeri a Le Havre. All’Archivio storico dicono che la domanda è
frequente e che la risposta è complessa. I documenti sembrano mancare e
la città non ha un’idea precisa del numero dei migranti in transito, ma
solo delle stime che si basano sui rapporti di polizia, sul numero delle
locande e pensioni e su dati generici. Troppo poco per fermarsi a
ricercare. La risposta sembra essere da qualche altra parte. Rouen,
infatti è la sede degli Archivi del dipartimento della Senna marittima e
ci sono i documenti delle navi francesi soprattutto della Compagnie
generale marittime diventata poi Transatlantique. Documenti già
preannunciati difficili da consultare per l’assenza di un indice
alfabetico di circa 600 registri che coprono il periodo 1750-1898 che
però richiede la conoscenza delle date e del nome della nave.
Praticamente soltanto da sfogliare alla cieca. Siamo ancora ai
microfilm. E naturalmente viene consigliato di rivolgersi agli archivi
americani che hanno una maggiore tradizione nel conservare i dati
relativi agli immigrati.
Non me ne voglia Le Havre se preferisco il sito di Ellis Island. Mi
piace toccare la carta antica ed i microfilm, ma non voglio vagare per
una città che non ha memoria. Il museo Malraux è interessante per i suoi
quadri sull’Impressionismo, ma io volevo vedere un cippo, uno anche di
cemento armato, con una piccola dedica a tutti coloro che per un giorno,
forse qualcuno in più avevano visto il mare per la prima volta. Avevano
sentito la brezza, visto le onde schiumose contro la spiaggia ampia e
sassosa. Si erano aggregati ai parenti. Agli amici in piccole colonie
per sentirsi più a loro agio. Le navi erano gigantesche rispetto ai
battelli del lago o dei fiumi di casa. Lingue sconosciute. Niente
retorica. Lasciamo stare i rimpianti, le aspettative. Ho vagato per il
porto alla ricerca di niente.
Quasi quasi neanche una cartolina. Porti esaltati dagli impressionisti.
Dolci, immersi nei colori pastello delle navi da pesca. Non c’entro più
niente. Prendo un sasso e me lo metto in tasca, insieme a una castagna.
Ippocastani dappertutto. Forse non dovrebbero nemmeno rimettere in piedi
il museo. Il mare dovrebbe restare davanti a tutti con il suo orizzonte
pieno di speranze. Inutile dare vita a qualcosa che è scomparsa così
facilmente. Tristezza velata sul treno del ritorno. E come farò a ridare
la voce a tutti? Gare St. Lazare. Parigi. Il viaggio nella metropolitana
in mezzo alla Francia
d’oltremare
rischiara le idee. Come le onde. Gruppo che va gruppo che viene. La
marea si alza e
lava la spiaggia e
così via.
Nel tempo._ |