8 ottobre 2007


Caroline Stelzer

 

Caroline Stelzer ha inaugurato la mostra sull’emigrazione che ha avuto luogo a Cuggiono

nella sede dell’Ecoistituto della Valle del Ticino, vai San Rocco 45, ex chiesa di S. Maria in Braida.

 

Alla vita che t'arride

Di speranze e gaudio piena,

D'altre mille e mille vite

Il destino s'incatena!

Te perduto, ov'è la patria

Col suo splendido avvenir

 

(Renato: Ballo in Maschera di Giuseppe Verdi)

 

Caroline Ranzini Stelzer rappresenta l’ideale della trasformazione avvenuta nei nostri emigranti durante il loro nuovo processo di vita nei vari mondi. Cresciuta nel quartiere a prevalenza lombardo della Hill, la cosiddetta Montagna di St. Louis, Missouri, è riuscita ad equilibrare la sua esistenza amalgamando la cultura italiana con quella americana. Nipote di emigranti da Castelletto di Cuggiono non ha mai dovuto ricercare le proprie radici perché non ha mai avuto bisogno di nasconderle. Si è scoperta forte nell’essere americana di discendenza italiana e la simbiosi delle due appartenenze ha avuto un apporto positivo. Niente perdita di identità, ma trasformazione. Jack, il marito americano ha accentuato maggiormente la sua italianità, in quanto, la parte italiana non è stata annullata e quella americana di Jack ha rappresentato soltanto una scelta personale. I figli e i nipoti cresciuti in America, lontano un tempo dall’Italia, sono americani. Era inevitabile. Inutile chiedersi perché non parlano italiano, perché non capiscono il valore dell’Italia. Tante domande. Quelle che magari non facciamo ai veneti o ai siciliani nati a Milano che non conoscono né la lingua né la terra dei padri. E’ inevitabile. Si studia e alla fine, la cultura, la conoscenza sono ciò che resta dopo questo processo. Ma americani di discendenza italiana, questo sì. E non è come si vuol far credere soltanto un cognome, un piatto particolare, oppure un viaggio al paese dei nonni.

Quei nonni che magari non hanno mai conosciuto e che non hanno potuto raccontare la loro vita ai nipoti. Pensieri sull’emigrazione. Barcamenarsi per sopravvivere. Ed allora, che cosa conta perdere la lingua di un paese che ti ha costretto in qualche modo ad andar via. Qualcuno si avvinghia al passato, ma a volte sia il presente sia il futuro sono più facili quando ci si adegua. Funzionalità.

Poi,un giorno, tutti questi ragionamenti arrivano ad un bivio. Qualcuno lascia perdere, ma per molti scatta il meccanismo delle introspezioni, delle ricerche di identità. Gli americani ne hanno fatto una ragione di vita, altrimenti non avrebbero senso i siti di genealogia, tutta la documentazione che si può rintracciare su tutto e su tutti o quasi. Questo desiderio di mettere le mani su un passato che sfugge, ma che fa parte della vita. Quest’ansia di dare una risposta al fatto di essere a St. Louis piuttosto che a Cuggiono.

Sulla Hill il rito di passaggio è stato meno doloroso e tragico che per altri. Il gruppo diventato comunità attorno alla chiesa, alle chiese italiane ha retto all’urto. Magari non ha raggiunto in fretta il sogno economico americano, ma ha mantenuto un equilibrio che è rimasto intatto nei figli e nei nipoti che continuano ad osservare la vita con valori diversi, soprattutto in relazione alla famiglia, all’educazione e la lavoro. E i nuovi americani di origine italiana si stanno ulteriormente trasformando perché molti quartieri si sono disgregati oppure, come nel caso della Hill, arrivano nuove persone estranee che però sono desiderosi di aderire al suo modello di vita..

A Cuggiono si cerca di capire chi sono questi americani, i discendenti di coloro che a centinaia andarono a costruire un altro tessuto sociale in America. Li abbiamo visti in parte, in parte conosciuti, studiati.

Una mostra a Cuggiono, nella sede dell’Ecoistituto della valle del Ticino cerca ancora di gettare un ponte. Un ponte storico e robusto come quello di Eads sul Mississippi a St. Louis. Caroline racconta che il nonno Gerolamo Rossi lavorò alla sua costruzione addirittura nel 1873.

Una mostra a Cuggiono con i resti di una storia in transito. Pannelli esplicativi, giornali, riviste, fotografie, coccarde di varie associazioni, certificati di matrimonio, naturalizzazioni, miniere. Frammenti di vite poco narrate.

Caroline Ranzini Stelzer affiancata da Gloria Griffero. Testimoni di un tempo, artefici di una storia sempre poco raccontata. Donne di valore. Donne che hanno tramandato. Le Rose.

Folla intensa, pronta a capire. Fili da riannodare. Dollari con il bollino blu. Capire e non comprendere. Sindaco senza la fascia tricolore questa volta, ma con il ricordo di St. Louis dentro.

Le parole di Renato dal Ballo in Maschera di Verdi.

Caroline con la voce rotta dall’emozione nel rivolgersi a chi si aspetta un fluido.

Addii strazianti, definitivi, lunghi. Gare St. Lazare. Le Havre. Illinois Central. Trasferte infinite. Pianti prima della gioia. Alba. Alba. Tutto scorre davanti lentamente in dissolvenza.

Poi le parole sincopate di Caroline si spargono lungo la navata per propagarsi su tutta Cuggiono: "Siete voi la patria splendida e qui stanno le anime dei nostri emigranti e anche le nostre anime"._