21 giugno 2007 Tristan de Cuhna
Tristan da Cuhna è un’isoletta sperduta nella parte meridionale dell’Oceano Atlantico. Alcuni atlanti non la riportano nemmeno. Il cono vulcanico che ne costituisce l’isola circolare svetta fino a 2.060 metri sul livello del mare, spesso ricoperto da nubi e da neve. Si trova a circa 2.400 chilometri ad ovest di Città del Capo in Sudafrica. Non ci sono piste d’atterraggio per aerei e questo la rende accessibile solo via mare. Ha una superficie di appena 98 Km quadrati, una costiera lunga circa 48 chilometri ed una popolazione di circa 300 persone che vive tutta a nord in un insediamento chiamato Edinburgh così chiamato per ricordare il principe Alfred of Edinburgh che la visitò nel 1957. Poco a sud una piccola pianura costituisce la zona agricola dove si coltivano soprattutto patate e si alleva un numero ben controllato di animali domestici. Tristan da Cuhna balzò agli onori della cronaca nell’ottobre del 1961, quando l’eruzione del vulcano, in prossimità dell’area abitata costrinse gli isolani ad accettare il trasferimento in Gran Bretagna dove i 264 profughi furono alloggiati nel sud del paese a Calshot, un villaggio costiero dello Hampshire. Ma nel 1963 la maggior parte degli sfollati optò per tornare a casa. L’attaccamento alla terra natale, il ritmo di vita troppo diverso e il cambiamento di clima poco salutare favorirono la decisione di stabilirsi nuovamente a Tristan da Cuhna, dove un gruppo fisso di circa 300 persone continua a vivere “Lontano dalla pazza folla”. A questo punto è necessario tracciare una breve storia per poter apprezzare un modo di vivere così diverso dal nostro. Tristan da Cuhna fu scoperta dal portoghese Tristao da Cuhna nel 1506. Erano gli anni dei grandi viaggi marittimi e Tristan servì per molti anni solamente da base d’appoggio per le baleniere in transito. L’inizio della colonizzazione avvenne nel 1810. Tre ardimentosi si stabilirono sull’isola, tra loro il livornese Tommaso Corri diventato poi Thomas Corrie, che visse vendendo olio di balena e pelli alle navi in transito. La località dove operava si chiama Tommy’s Eyeloose che è la corruzione di Thomas Corrie’s Oil House ( Il magazzino di vendita d’olio di Tommaso Corri). Nel 1816 arrivò pure una guarnigione militare inglese. Era il periodo dell’esilio di Napoleone a Sant’Elena e si temeva la sua fuga. L’isola incominciò a far parte dei possedimenti inglesi di Ascensione e Sant’Elena, tuttora in essere. La popolazione ha fluttuato a causa delle evidenti difficoltà esistenziali causati dall’isolamento: c’erano 92 abitanti nel 192 quando naufragò l’Italia, un brigantino a palo al comando del capitano Francesco Orlando Perasso, partito da Greenock il 3 agosto 1892 per Table Bay. In pieno Oceano Atlantico scoppiò un incendio causato con tutta probabilità dalla combustione del carico di carico di carbon fossile. Ripetute difficoltà portarono la nave verso l’isola di Tristan da Cuhna dove si infranse contro la rocce. I marinai italiani naufragati erano 17. Erano soprattutto di Camogli e rimasero a Tristan dal 3 ottobre 1892 al 26 gennaio 1893 quando una goletta inglese, la Wild Rose li accolse a bordo. Tre marinai però decisero di rimanere: Gaetano Lavarello., Andrea Repetto e Nazzareno Marcianisi. I primi due si sposarono e oggi costituiscono 2 dei 7 cognomi importanti dell’isola mentre il marchigiano Marcianisi rientrò in Italia tempo dopo. L’isola ha continuato la sua vita tranquilla con i soliti alti e bassi. Nel 1949 si è riorganizzata l’industria aragostiera con la costruzione di due stabilimenti e con la dotazione di nuove barche da trasporto. Poi è arrivata l’eruzione vulcanica, e il rimpatrio a poco a poco di quasi tutti gli abitanti che non sono stati in grado di affrontare la cosiddetta civiltà. La storia di Tristan è semplice nella sua complessità. Vita comunitaria quasi utopica senza violenza e poco denaro. Vita segnata però dalle avversità climatiche che concedono poco al lusso. Pesca, allevamento di pochi animali, patate, pochi ortaggi e controllo delle risorse. Francobolli e monete. Nel 1971 la città di Camogli ha donato un piccolo ospedale alla comunità che annovera tra i suoi discendenti due suoi marinai, la cui vicenda è ricordata nel Museo navale locale. Il 23 maggio 2001 un uragano terrificante di violenza indescrivibile ha danneggiato una parte consistente dell’isola, rendendo inutilizzabile l’ospedale Camogli (Camogli Hospital) e il raccolto annuale di patate e sementi che rappresenta l’alimento principale degli abitanti di Tristan. Un famoso francobollo di Tristan mostrava il valore di 1 penny equivalente a 4 patate. http://www.camogli.it/tristan/ è il sito dove si possono trovare notizie e che è stato utilizzato per fare sottoscrizioni per la ricostruzione dell’ospedale Camogli. Per dimostrare la vicinanza della madrepatria ai suoi figli lontani. Dopo la retorica arriva la solidarietà umana. Come successe per i friulani sparsi per il mondo che aiutarono la patria d’origine dopo il disastroso terremoto del 1976. L’indigenza degli italiani all’estero. Nel 2007. Non ci pensa nessuno. Nessuno ci crede. Mantovani ovvero Lombardi nel Mondo si adopera da anni per aiutare gli italiani che hanno difficoltà nel settore sanitario e contribuisce con l’aiuto di regione Lombardia ad individuare quei casi dove i governi locali sono latenti e l’aiuto della patria d’origine è necessario. Piccoli tasselli. Bonifici bancari salutari indirizzati alle ambasciate e alle legazioni italiane di Brasilia, Curitiba, Lima, Porto Alegre, San Paolo, Montevideo, Rio de Janeiro, Belo Horizonte e, soprattutto in Argentina, confermano 162 interventi individuali a favore di connazionali in stato di estrema indigenza per una cifra totale di Euro 24.000, accolti con grandi ringraziamenti ed elargita seguendo le norme per il sollievo della emergenza sociale a favore dei Lombardi. Iniziative che si intrecciano, che superano barriere di spazio e tempo e che risulterebbero molto più incisive se ci fosse una legislazione regionale con un fondo permanente simile a quello gestito dal Ministero degli Affari Esteri per gli aiuti sanitari ai nostri connazionali residenti all’estero di cui la regione Lombardia non dispone in questo momento. Mancanza che porta a dover giustificare e documentare con il noto lungo iter burocratico interventi che per la loro urgenza richiedono un pronto intervento._ |